Personalmente, non condivido la scelta del Popolo delle Libertà di voler anticipare la fine del Governo guidato da Mario Monti. E disapprovo in modo assoluto la decisione presa da Silvio Berlusconi di ricandidarsi alla guida dell’intero centrodestra senza passare per alcuna consultazione ‘primaria’, o di base. Tuttavia, per questioni di equilibrio e onestà intellettuale, c’è da dire che la ricostruzione ‘econometrica’ di quanto accaduto da un anno a questa parte non è tutta dalla parte di Mario Monti. La parola che per più di un anno ha terrorizzato la politica economica e finanziaria italiana è stata, infatti, il cosiddetto ‘spread’, ovvero il differenziale tra i nostri btp e i bund tedeschi. Ebbene: questa differenza di rendimento tra i nostri buoni del tesoro decennali e gli equivalenti bund tedeschi oggi è stabilmente al di sotto dei 300 bp, ossia del 3%. In pratica, i nostri titoli di Stato rendono attorno al 4,4%. Un mezzo miracolo, se consideriamo che, durante tutto il 2012, i decennali erano arrivati a rendere anche il 7,4%, con uno ‘spread’ che giunse, in alcuni momenti, a un livello di 574 punti base. Probabilmente, è per questo motivo che, durante il recente incontro a Lione con il presidente François Hollande, Mario Monti ha indicato in 287 punti di ‘spread’ il proprio obiettivo: si tratta esattamente della metà del massimo raggiunto dal Governo Berlusconi. In tal modo, egli potrà permettersi di affermare, alla fine del proprio mandato, di aver dimezzato il divario di rendimento tra i nostri titoli e quelli tedeschi. Ci si dimentica, tuttavia, che non più tardi di quattro mesi fa lo ‘spread’ si era attestato a quota 530 punti base, registrando, alla fine di diverse sedute, livelli simili ai massimi raggiunti durante l’esecutivo di centrodestra. Di fatto, anche i titoli irlandesi, ossia quelli di uno Stato sottoposto ad assistenza finanziaria, sono arrivati a rendere molto meno dei nostri btp. E ciò rappresenta un chiaro indizio che non tutto il recupero di questi mesi sia merito del Governo Monti. Detto questo, appare opportuno anche ricordare come, a fine luglio 2012, nel bel mezzo di una fase di tensione sui mercati finanziari - di Spagna e Italia in particolare - il governatore della Bce, Mario Draghi, abbia annunciato il varo di un piano ‘antispread’ che sarebbe stato messo a punto nelle settimane successive. Questo piano finanziario è stato in effetti presentato il 6 settembre 2012 con il nome di ‘Outright monetary transactions’. E ha fatto scalpore e impressione ai mercati la sua dichiarazione di quei giorni per cui “la Bce sosterrà l’euro con ogni mezzo”. Era quella la dimostrazione palese che Francoforte avrebbe messo in campo ogni azione pur di sgonfiare la speculazione contro i bond in difficoltà. Di lì in poi, il trend dello spread btp-bund è stato calante. Fosse stato per l’altro Mario, ossia quel Monti che tende a ‘vendersi’ successi non suoi, saremmo in ben altra situazione, se è vero che l’Ocse ha giudicato “recessive” le politiche messe a punto dal Governo, sostenendo che ciò contribuisce a mantenere l’Italia lontana dall’obiettivo del pareggio di bilancio fissato per il 2013. Il deficit si attesta, al contrario, al 2,9% dopo il già pessimo 3% di quest’anno. Insomma, Monti ha varato il famoso decreto ‘Salva-Italia’ per oltre trenta miliardi, a cui vanno aggiunti diversi miliardi tra tagli e nuove imposte previsti dalle ultime manovre. Considerando come il Governo Berlusconi avesse già messo a punto, a suo tempo, diverse misure di riaggiustamento dei conti, considerate insufficienti, entro il 2013 avremmo dovuto raggiungere non solo il pareggio del bilancio, ma persino un ‘surplus’. Invece, dal 3,9% del 2011, quest’anno si avrà ancora un 2,9% di deficit. Per farla breve: in un anno di ‘lacrime e sangue’, alla fine Monti ha ridotto il disavanzo di un solo punto del Pil, quando il suo Governo ha praticamente approntato misure per recuperare oltre due punti. I ‘tecnici’, insomma, hanno ottenuto davvero poco, mandando il Paese in recessione. Il calo dello spread di questi ultimi tempi, inoltre, ha molto a che vedere con le decisioni prese sulla Grecia. L’Eurogruppo ha infatti sbloccato risorse a favore di Atene - con l’avallo del Bundestag tedesco - per 43,7 miliardi, avanzando altresì l’ipotesi di un futuro parziale condono del debito ellenico. Infine, è arrivata la notizia di un riacquisto dei propri titoli sul mercato da parte di Atene, mentre l’Eurogruppo ha sbloccato nuovi aiuti in favore delle banche spagnole. Insomma, è davvero poco quel che Monti può veramente rivendicare come risultato concreto. Perché, in realtà, è stato Draghi il vero ‘Super Mario’.
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