Cari amici lettori, eccoci al nostro appuntamento mensile. Il nuovo numero esce nei giorni in cui si celebra la festa della donna. Vi proponiamo con l'occasione un'analisi sul femminismo e la parità di genere nel nostro Paese. Per quanto concerne gli scenari internazionali abbiamo preparato un approfondimento sulla questione mediorientale. E poi, come sempre, interviste e news dal mondo della cultura da leggere, commentare e condividere . Buona lettura.
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STORIA DI COPERTINA
Ma la parità cos’è?
Di femminismo si continua a parlare ma, ammettiamolo, le battaglie di un tempo con i reggiseni agitati al vento sono proprio lontane. Sarà che per le nostre figlie molti dei diritti che un tempo ci venivano negati sono ormai acquisiti e dovuti, ma quella ‘foga’ – talvolta persino un tantino estremista – nei confronti del maschilismo è ormai un pallido ricordo. È indubbio che le cose nell’ultimo trentennio siano cambiate. E tante volte mi chiedo cosa sarebbe oggi la battaglia Lgbt nel nostro Paese, se non ci fosse stata la caparbietà di un movimento femminile capace di scardinare, seppur in modo ancora incompleto, la mentalità e la concezione societaria del maschio latino. La condizione della donna è migliorata, ma più di tutto è cambiata la struttura familiare, il modo di concepire la coppia, le scelte sulla carriera lavorativa, sull’avere o no dei figli, sul poterli crescere anche senza un marito al proprio fianco (si parla sempre troppo poco di quante donne, dopo il divorzio, si sono trovate a dover rincorrere inutilmente gli alimenti per il mantenimento dei figli). Ma è sbagliato credere che le battaglie delle donne siano servite solo alle donne. Tante vittorie hanno estesto il concetto di parità a tutta la società. Ad esempio, per quanto pochi, ci sono dei papà che ‘godono’ del periodo di maternità al posto delle mogli. In molte coppie la cura della casa e dei figli è veramente condivisa in modo paritario. Anzi, a dire il vero, il maschio ‘casalingo’ comincia ad avere una sua identità e una comprensione diversa di cosa comporti il non pensare esclusivamente alle proprie esigenze. Una campagna pubblicità progresso di questi mesi mette in evidenza che le donne guadagnano meno degli uomini. È sicuramente vero, ma ormai non c’è professione che sia negata al genere femminile (la nostra Samantha Cristoforetti ce ne ha dato la misura salutandoci dallo spazio). Di femminismo si continua a parlare, ma ha ancora senso parlarne in questo momento storico? È utopistico pensare che sia arrivato il momento di fare uno scatto in avanti e pensare al vero significato di parità? Che uomini e donne possano essere innanzitutto persone, con la loro specificità soggettiva, ma con il diritto alle medesime opportunità? Se nel confronto uomo/donna si è combattuta l’idea di cittadino di serie A e di serie B, perché non può essere altrettanto nel rapporto fra persona abile e disabile? Rapporti di coppia eterosessuali e omosessuali? Il concetto di uguaglianza e di parità nel nostro Paese è ancora un’utopia e questo, in fondo, ci dice che anche il femminismo ‘a modo suo’ ha perso.
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