Cari amici lettori, eccoci al nostro appuntamento mensile. Come sempre, interviste e news dal mondo della cultura da leggere, commentare e condividere. La nostra copertina è dedicata alla televisione che fra programmazioni scadenti, format fotocopia e trasmissioni lobotomizzanti, con uno spessore culturale da ‘chiacchiera al bar’ sta appiattendo il Paese. Un secondo speciale ci introduce nel mondo transgender e nella delicata tematica della disforia di genere. Buona lettura.
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STORIA DI COPERTINA
La triste economia dei palinsesti
Nell’epoca degli smartphone 4G, quando in molte case ci sono in media due apparecchi televisivi e la connessione wireless per la rete internet, la scommessa più importante che i media devono vincere si gioca tutta sull’offerta d’intrattenimento. Una competizione fra Rai, Mediaset e Sky Italia, alle quali non è bastato disporre di una moltitudine di segnali digitali e canali satellitari per aggiudicarsi una reale vittoria. Purtroppo, però, la vera sconfitta l’hanno subita soprattutto gli spettatori, che facendo ‘zapping’ fra i canali, nel medio periodo riscontrano quanto i film, le serie tv e persino i ‘reality’ vengano riproposti all’infinito, anche perché ‘passano’ da una rete all’altra. Quando questa ‘rotazione’, che potremmo definire ‘orizzontale’ finisce, ne inizia un’altra di tipo ‘verticale’, che attinge ai materiali del passato ‘regalandoci’ serie stagionate, se non addirittura consunte dal tempo. Avete in mente il poliziesco Matlock? È una serie del 1986 e sta andando in onda al mattino sul canale n. 38 (Giallo). Naturalmente, di serie nuove ce ne sono tantissime. Peccato che non vengano acquistate. Perché se, da una parte, gestire più canali consente a ogni gruppo di vendere più pubblicità (garantendo agli inserzionisti maggior visibilità), dall’altra, i costi di gestione si moltiplicano e comporre un palinsesto h24 diviene antieconomico.
Tutto ciò, in parte, si riscontra anche nella ‘pay tv’, la quale pur investendo in nuovi acquisti per i suoi canali tematici, giustifica il sistema di repliche nell’arco delle 24 ore come opportunità per tutti gli utenti di non perdersi nulla. Certo, nel quadro generale restano i programmi in diretta, i ‘talk show’ ad appuntamento settimanale. Ma c’è tutta una parte di pubblico a cui quest’offerta proprio non interessa o non piace più. In questo contesto la parte del ‘leone’ la sta facendo internet, sia con l’on demande a pagamento, sia con lo streaming ‘piratato’. Un’alternativa che piace molto ai giovani, che però in questo modo si chiudono in un mondo fatto solo di ciò che piace, in cui l’informazione non ha alcun ruolo (mentre sui canali tradizionali, fra un programma e un film, qualche telegiornale si vede). In una società già tutta imperniata sull’individualismo, questo potrebbe generare una ‘bomba a orologeria’, la cui deflagrazione pone molte ombre sulla società del futuro. Pasolini ci aveva avvertito sul potere e sulla responsabilità enorme della televisione. Ma anch’egli non avrebbe mai immaginato fino a che punto il suo
giudizio si sarebbe tradotto in realtà.
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