2 Aprile 2025
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È un Pulcinella un po’ pirandelliano quello che l’autore Luigi Passarelli e la regista Marianna Galloni hanno presentato all’edizione 2014 del Roma Fringe Festival. Interpretata da Luigi Salvucci e Gabriele Granito, la rappresentazione, in realtà un monologo prossimo ad una performance artistica, è tutta centrata sulle confessioni di un Pulcinella privato della sua maschera e della sua consueta verve. Giovanni Giudice e Mariano Riccio portano in scena lo sgomento che proverà l’individuo meschino, bugiardo e ipocrita se, nella sua strada, si imbatterà con il ‘Male’ supremo. Una rappresentazione al limite del reale, che ha il merito di far riflettere sul come l’inconsapevolezza del ‘chi’ realmente ci troviamo di fronte, potrebbe essere determinante per la salvezza della nostra stessa vita. La nostra esistenza è un susseguirsi di piccoli eventi, speranze, sogni e gesti. Immaginate che ci sia qualcuno che non si accontenti di interpretare dei ‘semplici’ gesti quotidiani come ‘aridi’, sterili e casuali avvicendamenti di episodi. Immaginate una giovane donna che, cercando il significato recondito delle cose, ‘dietro’ ciascuno di essi ‘vede’ legami o parallelismi con l’interpretazione degli avvenimenti della propria esistenza. Vagamente ispirato alle vicende dell’attore austro-ebreo Kurt Gerron, deportato a Terenzin dai nazisti e costretto a produrre un lungometraggio propagandistico teso a dimostrare la serenità della vita quotidiana nei campi di concentramento tedeschi. La ‘traccia’ viene tuttavia ‘italianizzata’ dalla compagnia stabile beneventana ‘Solot’ e, in questo caso, i tre artisti in scena - Rosario Giglio, Antonio Intorcia e Massimo Pagano - vengono costretti a produrre uno spettacolo di Natale al fine di far divertire gli ufficiali tedeschi che gestiscono, con piglio criminale, un campo di concentramento. |