I cliché di una donna innamorata, gelosa, rivisti in una chiave surreale, divertono al ritmo della fisarmonica e delle battute sarcastiche della protagonista. Un attimo prima si cala nelle vesti di una donna in preda al delirio amoroso, sdolcinata come una mandorla ricoperta di miele. E poi, all’improvviso, eccola diventare amara come il veleno di una vipera.

Due donne e il problema del suicidio. Come farlo? Troppo tempo a indugiare. Una voce fuori campo dà l’impressione di un sistema che ci controlla, che ci esautora dall’essere noi stessi. Quante possibilità ci sono che la vita abbia un senso? Quando scopri che non c'è, allora prepari una valigia con un piano.

Un ottimo lavoro, tutto recitato in lingua inglese, teso a dimostrare come sia ancora oggi radicata l’immagine più antica e ormai atavica di Penelope, ‘icona’ classica di donna che attende fedelmente Ulisse per 20 lunghi anni, mentre lui se ne va in giro per il Mediterraneo a combattere guerre, ubriacarsi, giocare ‘tiri mancini’ e portarsi a letto la maga Circe o la dea Calypso.

Un buon testo teatrale, che prende emblematicamente spunto dalla riunione preparatoria di una conferenza per dire, indirettamente e secondo i canoni del teatro dell’assurdo, molte altre cose. I tre personaggi in scena - il Conferenziere, Donnina e suo figlio Francisco - intessono una lunga discussione sul discorso da presentare in pubblico.